1986

Due tazze da tè, un vassoio e una lattiera ricordati a memoria, sono parte di un servito che non esiste più e che apparteneva alla mia famiglia.
Volevo rendere tangibile il ricordo, materializzare ciò che la mente registra degli oggetti passati.
Un paesaggio confuso è il “soggetto” ricorrente in ognuno degli elementi della scultura: la mia memoria ha registrato soltanto il colpo d’occhio o la visione d’insieme dell’oggetto, per cui ciò che rimane dipinto è qualcosa di approssimativo e che si avvicina solo idealmente a quella che era la forma originaria del servito da tè.
Volevo inoltre ripensare alla funzionalità propria della ceramica e alle sue origini, tramite il procedimento estetico della scultura.
Parlando di memoria e colpo d’occhio, realizzo in questo caso un oggetto potenzialmente utilizzabile non per volontà propria ma per necessità rappresentativa.