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L’inizio non è chiaro che alla fine

Artista : Thomos Epaminondas

Immagini

Dettagli

Altezza (cm): 185

Materia e tecnica: Terra affumicata, luce-neon, cristallo specchiato. La struttura portante è costituita da uno scheletro in profilato metallico e legno, reso mobile attraverso quattro ruote, un'anima di polistirolo e da resine sintetiche utilizzate come fissante.

Note: Il titolo originale, modificato poi nel catalogo, è "Il cominciamento non è chiaro che alla fine".

Stato di conservazione dell'Opera: restituita

Il tempo debito si è trasformato nell’Occasione e lasciare passare l’Occasione vuol dire agire contro il tempo. Così per l’uomo c’è un solo fine: agire con abilità.

La virtù è abilità di saper prendere la fortuna per i capelli. Quella fortuna che dimostra la sua potenza dove non vi è ordinata virtù a resisterle, ma l’ordinata virtù è abilità della tecnica che costruisce infinite torri di Babele più volte dipinte da Bruegel: “Sa Bruegel che nella città babelica la tecnica è tutto e che nella ricerca degli elementi che soddisfano l’esigenze della costruzione i mattoni hanno un valore e non si piange per la morte degli uomini infortunati che precipitano dalle impalcature, ma solo per i mattoni rotti? La torre… denuncia l’anonimato di una tecnica esasperata, il simbolo del tempo inutile o di quello insufficiente?” (Enrico Castelli “Machiavelli e Bruegel, tempo storico e tempo simbolico”).

Sono queste domande che nell’epoca moderna hanno un riscontro significativo; oggi che la febbre della tecnologia scientifica ha contaminato tutto e tutti.

Ma è vero che la grande speranza illuministica, ogni sforzo affidato allo sviluppo scientifico porterà finalmente il riscatto di tutte le occasioni perdute? Al raggiungimento di quelle virtù uniche, che come aveva già previsto Machiavelli, possono ridarci strade nuove da percorre nel tempo?

Siamo ancora agli inizi; il cominciamento non è chiaro che alla fine.

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